mercoledì 8 agosto 2012

L'altra romagna


S. Salvatore in Summano


Ecco il nome che si staglia sotto apre
gli occhi appoggiati agli sguardi, solco
vuoto che attraversa, l’ombra del dio asciutta farsi
protesa

tutto recasse una firma, l’ombra
di una sola scrittura franante sotto

gelasse, gelasse il cuore dei sassi
aprisse una strada rovina
facesse a noi aria, cascasse la pietra
rovina detriti macerie

cielo. un largo imbuto d’aria tutto sopra
sopra il cotto sopra la roverella
sopra il sopra dell’altare sopra il
tutto

lontananza. che forse non vorremmo
ma ci è data nel respiro, raggrumata
nello sputo infilato a forza dentro
tutto

giove. plutoni. calore sotterraneo della terra
ombre lisce nelle pietre del regno
corone e monili e monete, il tesoro il
tutto

eccoci perduti in povertà e malattie
lasciata la catena inchiodata alla cima
del sasso più antico che gli anni possano
coi denti erodere e addormentare

in quale sonno?

e i sogni che un punteruolo scava nel naufragio
della veggenza

e i nidi di rondine e le ceneri sotto la crosta
quale sonno quale sonno

la venuta della fiamma, un sole piccolo
la natura della valle
la natura della luce appena
appena, una screpolatura.  

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