giovedì 29 luglio 2010

Sulle api

“Gli insetti ci ammaestrano su quanto vi è di più elevato in natura.”
- Rudolf Steiner

Raccolte dalla “Editrice Antroposofica” in un unico volume intitolato “Le api”, le otto conferenze tenute a Dornach (Svizzera) dal 26 novembre al 22 dicembre del 1923 offrono un ulteriore spaccato dell’originale visione cosmica di Steiner, che sceglie qui di indagare i fenomeni legati al mondo delle api, delle vespe e delle formiche alla luce della Scienza dello Spirito.
Le conferenze pubblicate in Italia e all’estero furono tratte da una stesura stenografica mai riveduta dall’autore, il quale ci mette in guardia affermando che “Chi legge questi testi può accoglierli pienamente come ciò che l’antroposofia ha da dire.. Va però tenuto presente che nei testi da me non riveduti vi sono degli errori.” Le conferenze dedicate al tema delle api fanno parte di un più ampio ciclo di incontri studiati per gli operai del Goetheanum, in cui furono discussi diversi aspetti del pensiero steineriano, scelti di volta in volta dall’assemblea di lavoratori; emerge da questi “dialoghi”, secondo la definizione di Marie Steiner, seconda moglie dell’occultista austriaco, un particolare interesse per il lato terapeutico ed igienico della vita, quasi a voler sottolineare l’importanza pratica di certe nozioni all’interno del mondo del lavoro.
Steiner comincia illustrando le differenze che sussistono fra gli abitanti di uno stesso alveare (la solarità dell’ape regina, il cui sviluppo avviene in 16 giorni, rientrando cioè nei 25 giorni che coincidono con il periodo di rotazione sidereo del sole; la natura solare dell’ape operaia, il cui sviluppo, avvenendo il 21 giorni, esaurisce tutto l’influsso solare; la terrestrità del fuco, che si sviluppa in 24-25 giorni e che, uscendo dall’influenza solare, si introduce prima dell’età adulta nell’evoluzione terrestre) e affrontando il tema fondamentale della deposizione delle uova: solo l’ape regina, recante in sé il pieno influsso solare, è in grado di deporre, mentre le operaie, che hanno esaurito l’influenza del sole, e i fuchi, totalmente terrestri, non possono fare altrettanto.
Dalla natura solare e terrestre dell’alveare, essere duplice dal quale scaturiscono la vita attiva delle api operaie e quella feconda dell’ape regina, l’interesse si sposta sull’importanza della forza esagonale che permea la terra e le creature che da essa traggono il loro sostentamento.
“Quando andate in alta montagna, trovate là dove la roccia è più dura, dove si trova l’elemento più duro, dei cristalli di quarzo. (…) Quando sono completi, sono chiusi anche verso il basso, nello stesso modo come sopra; ma per lo più non sono completi, e sorgono dalla roccia, sembrano crescere dalla roccia (…). Che significato ha questo fatto? Significa che la terra fa spuntare da se stessa tali cristalli, che sono esagonali e terminano in punta. Dunque nella terra è contenuta la forza di configurare in forma esagonale.
I cristalli di quarzo che emergono in tutta la loro solidità dalle pareti delle montagne si trovano disciolti anche nel corpo umano, la cui struttura interna impedisce a questo succo di quarzo di solidificarsi. Questa corrente di quarzo, o acido silicico, ha per l’uomo un’importanza fondamentale.
Steiner parte dall’importanza dell’acido silicico per arrivare ad illustrare il grande beneficio derivante da un giusto consumo di miele: le api, le quali trasmettono la forma esagonale alle loro celle di cera, sono in grado di sintetizzare il miele, sostanza ricchissima di forza esagonale e molto utile a coloro che non siano più in grado di sviluppare in maniera adeguata questa energia.
Attraverso il miele, l’uomo può assorbire nelle giuste quantità le forze cosmiche agenti sulla terra e ricondursi alle dimensioni più alte e benefiche della realtà.
L’importanza dell’universo negli avvenimenti terrestri viene ribadita a più riprese dal filosofo che ne parla, per esempio, a proposito del nettare dei fiori:
“Quando i raggi del Sole giungono dalla zona dell’Ariete, la sua forza può agire in modo da esercitare la su piena potenza sui fiori, provocando in essi lo sviluppo di quella sostanza dolce che si manifesta in miele. Così le api ne trovano. Se invece è la Terra ad avere la preponderanza del potere, perché la stagione è piovosa, i fiori non possono svilupparsi sotto i raggi del Sole che vengono dall’Ariete, devono aspettare a più tardi o sono interrotti nell’attività finora svolta; allora i fiori non producono regolarmente del miele e le api non ne trovano.”
Particolarmente interessante è l’accenno contenuto nella penultima conferenza, dedicata all’acido formico, a proposito dell’evoluzione del nostro pianeta. Steiner si sofferma sulla cosiddetta “formazione lunare”, uno stadio dell’evoluzione terrestre che prende il nome dal fatto che la luna sarebbe un residuo di quell’antica Terra (il discorso sull’evoluzione terrestre è affrontato nello specifico all’interno de “La scienza occulta nelle sue linee generali”).
All’epoca della formazione lunare le piante e gli insetti non esistevano nella forma in cui li conosciamo oggi; era presente invece una serie di vapori vegetali simili a nuvole che si muovevano cambiando continuamente d’aspetto e che erano fecondate da una forza “animale” proveniente dall’ambiente circostante. Questo antico aspetto si è trasmesso nelle successive evoluzioni fino ad approdare al sistema di fecondazione che noi oggi conosciamo, quello delle api e delle vespe, animali che vivono in stretta simbiosi con la natura vegetale e che sono gli eredi di quelle antiche energie cosmiche agenti da sempre sul nostro pianeta.

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